Cos’è la vitamina D

 

v 090abceb04 300x188 1La Vitamina D e’ fondamentale per la salute scheletrica ma ha un ruolo importante anche in patologie extrascheletriche quali malattie cardiovascolari, diabete mellito e cancro. Ipotesi che in prima battuta e’ sostenuta da svariati studi scientifici che rilevano una associazione tra condizione di carenza di vitamina D e patologie croniche extrascheletriche.

“Generalmente per garantirsi la quantita’ giusta di vitamina D basterebbe esporre al sole testa, braccia e gambe tre volte alla settimana, il 70% della popolazione italiana pero’ ne e’ carente spiega Maria Luisa Brandi, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Universita’ degli studi di Firenze Nei casi, quindi, come ad esempio negli over 65 la cui cute e’ meno ‘recettiva’ rispetto a quella di un giovane, in cui non si riesca quindi ad assumerne la quantita’ necessaria attraverso le vie naturali, mettendo a rischio la salute delle ossa, il medico puo’ suggerire la supplementazione di Vitamina D”.

Approfondiamo e cominciamo a comprendere questa importante Vitamina

La vitamina D è un gruppo di secosteroidi liposolubili necessari per l’assorbimento intestinale di minerali quali calcio, magnesio e fosfato, e per molte altre funzioni biologiche.

Nell’uomo, i composti più importanti di questo gruppo sono la vitamina D3 (conosciuta anche come colecalciferolo) e la vitamina D2 (nota come ergocalciferolo) – che tuttavia dovranno essere mutati in calcitriolo (forma ormonale attiva).

La principale sorgente naturale di vitamina D è costituita dalla produzione endogena del colecalciferolo (vit D3) a livello della pelle, partendo dal colesterolo (si il tanto temuto e odiato colesterolo!) , attraverso una reazione chimica che dipende dall’esposizione alla luce solare (in particolare dall’irradiazione UVB). Tuttavia, il colecalciferolo e l’ergocalciferolo possono essere anche assunti con la dieta e gli integratori, ma solo pochi alimenti possono essere considerati buone fonti di vitamina D (soprattutto pesce, fegato e tuorlo d’uovo; secondariamente, anche certi funghi).

Le raccomandazioni dietetiche per la vitamina D hanno un ampio margine di sicurezza e, generalmente, non tengono in considerazione l’entità dell’esposizione solare, basandosi totalmente sull’intake nutrizionale. Questo perché, in virtù della variabilità legata alle diverse latitudini (si vedano ore di luce e di buio nei paesi nordici), la captazione dei raggi UVB nella popolazione risulta piuttosto variabile; per di più, non dimentichiamo che un’esposizione eccessiva al sole può aumentare il rischio di cancro della pelle.

Sia la vitamina D introdotta con gli alimenti, sia quella prodotta nella pelle, sono biologicamente non attive e richiedono necessariamente l’intervento di un enzima proteico capace di idrossilarle convertendole nella forma biologicamente attiva. Ciò avviene nel fegato e nei reni. Poiché la vitamina D può essere sintetizzata in quantità adeguate dalla maggior parte dei mammiferi sufficientemente esposti alla luce solare, non andrebbe considerata un fattore dietetico essenziale – quindi non dovrebbe nemmeno essere considerata una vitamina. Ha piuttosto le caratteristiche di un pro-ormone, attivabile nell’ormone calcitriolo, che produce i suoi effetti interagendo con un recettore nucleare situato in più cellule di tessuti differenti.

 

Il colecalciferolo (vit D3) viene convertito in calcifediolo (25-idrossicolecalciferolo), mentre l’ergocalciferolo (vit D2) è trasformato in 25-idrossiergocalciferolo. Questi due metaboliti della vitamina D (chiamati “25-idrossivitamina D” o “25 (OH) D”) possono essere misurati nel siero del sangue per determinare il livello totale di vitamina D di una persona. Il calcifediolo viene poi ulteriormente idrossilato dai reni per formare calcitriolo (noto anche come “1,25-diidrossicolecalciferolo”), la forma biologicamente attiva della vitamina D. Il calcitriolo circola come un vero e proprio ormone nel sangue, esercitando un ruolo molto importante nell’omeostasi e nel metabolismo del calcio e del fosfato, regolandone le concentrazioni nel sangue e promuovendo la crescita fisiologica dello scheletro, il rimodellamento osseo e prevenendo la degenerazione con l’età avanzata. Il calcitriolo ha anche altri effetti biologici, tra cui un ruolo sulla crescita cellulare, su varie funzioni neuromuscolari e immunitarie, e sulla riduzione dell’infiammazione.

Negli ultimi anni, la scoperta che molti tessuti e cellule del sistema immunitario presentano il recettore per la vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR) ha aperto nuovi orizzonti sulle molteplici funzioni di questo ormone. L’analisi della letteratura scientifica sembra confermare che un adeguato stato vitaminico D non e’ importante solo per la prevenzione di fratture e patologie ossee come l’osteoporosi ma potrebbe influenzare positivamente l’incidenza di patologia croniche extrascheletriche come vari tipi di tumore, diabete, malattie cardiovascolari e autoimmuni. “Dall’analisi della letteratura scientifica sono emersi dati estremamente interessanti sul ruolo della carenza di vitamina D nello sviluppo e nella prognosi di alcune neoplasie- dichiara il Professor Francesco Bertoldo, Responsabile della Struttura Funzionale Malattie del Metabolismo Scheletrico e Minerale- dell’Universita’ degli Studi di Verona- In primo luogo alcuni studi dimostrano come la vitamina D giochi un ruolo importante nella regolazione della crescita delle cellule tumorali e nel modulare il controllo del sistema immunitario sul il cancro. In secondo luogo, i dati epidemiologici in nostro possesso hanno dimostrato un aumento della prevalenza di diversi tipi di cancro- seno, prostata e colon- nelle aree settentrionali dell’emisfero- continua Bertoldo- Dato che ci suggerisce un legame tra la quantita’ di esposizione ai raggi UV e, di conseguenza, la sintesi attraverso l’epidermide della Vitamina D. Infine e’ emerso che tra i pazienti oncologici vi e’ un’elevata prevalenza di bassi livelli di Vitamina D”.

OLTRE LA FUNZIONE OSSEA…

carenza di vitamina d oltre le ossaUn numero sempre maggiore di pubblicazioni rivela che la carenza di vitamina D sia correlata anche d un aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Le osservazioni che sia la pressione arteriosa sistolica sia diastolica (PAS e PAD, rispettivamente) aumentino con la distanza dall’equatore e che alcuni eventi come il numero di ricoveri ospedalieri aumentino in alcune stagioni, suggeriscono che la vitamina D potrebbe svolgere un ruolo nel modulare sia la salute che la mortalita’ cardiovascolare. “Allo stato attuale le evidenze che legano la vitamina D alla salute cardiovascolare sono numerose sebbene limitate a studi meccanicistici- precisa la Professoressa Brandi- Anche per quanto riguarda la sua applicazione oncologica, nonostante vi sia un’elevata prevalenza di carenza di Vitamina D nei pazienti affetti da cancro, e’ necessario fare degli approfondimenti. Sarebbe pertanto assolutamente auspicabile che le evidenze e le esperienze della supplementazione di Vitamina D nelle aree cardiovascolare e oncologica potessero essere confermate da studi su larga scala idealmente tra individui a rischio di ipovitaminosi

La scoperta della vitamina D

avvenne con la ricerca della sostanza dietetica mancante nei bambini affetti da rachitismo (la forma infantile dell’osteomalacia). Gli integratori di vitamina D vengono pertanto somministrati per trattare o prevenire l’osteomalacia, il rachitismo e l’osteoporosi, ma le evidenze scientifiche a riguardo di altri effetti sulla salute nella popolazione generale sono deboli o nulle. L’effetto dell’integrazione di vitamina D sulla mortalità non è ancora del tutto chiaro, anche se quasi tutti i gruppi di ricerca concordano sul fatto che non esiste alcuna giustificazione nel raccomandarne l’integrazione a scopo preventivo per malattie di vario genere.

Chimica

Struttura e chimica della vitamina D

downloadCon il termine vitamina D si intendono tutti i secosteroidi (steroidi in cui uno dei legami negli anelli steroidei è aperto) che presentano l’attività biologica del calciferolo e sono caratterizzati dall’essere dei derivati del ciclopentanoperidrofenantrene. Ne esistono diverse forme, tra le quali le principali sono due: vitamina D2 o ergocalciferolo e vitamina D3 o colecalciferolo. La differenza strutturale tra vitamina D2 e vitamina D3 è che la catena laterale della D2 contiene un doppio legame tra i carboni 22 e 23 e un gruppo metilico sul carbonio 24.

Per approfondire:  Sintesi Cutanea di Vitamina D

Il calciferolo è 50-100 volte più attivo dell’ergocalciferolo (D3 è più attivo di D2). Sia l’ergocalciferolo che il calciferolo sono forme inattive della vitamina D è pertanto necessaria un’attivazione che avviene nel fegato e nei reni. L’uomo è in grado di sintetizzare il colecalciferolo a partire da un precursore, con funzione di provitamina: il deidrocolesterolo (derivato dal colesterolo per riduzione). Questa provitamina si trova nella pelle, in modo da assorbire l’energia radiante solare che provoca l’isomerizzazione a colecalciferolo (vedi sintesi cutanea di vitamina D). Un’adeguata esposizione al sole riduce quindi il fabbisogno di vitamina D.

Nota: parlando di vitamina D o calciferolo, senza specificare alcun indice di riferimento, si intende la vit D2 o la vit D3 o entrambi. La vitamina D2 è stata differenziata nel 1931 mentre, previa irradiazione del 7-deidrocolesterolo, la vitamina D3 fu scoperta nel 1935.

Biologia della vitamina D

Il metabolita attivo della vitamina D (calcitriolo) esercita i suoi effetti biologici legandosi al recettore della vitamina D (VDR), che si trova principalmente nel nucleo delle cellule bersaglio. Il legame del calcitriolo al VDR gli consente di agire come fattore di trascrizione che modula l’espressione genica delle proteine ​​di trasporto (ad esempio TRPV6 e calbindina), a loro volta implicate nell’assorbimento del calcio nell’intestino. Il recettore della vitamina D appartiene alla superfamiglia dei recettori degli ormoni steroidei / tiroidei ed è espresso dalle cellule nella maggior parte degli organi, inclusi: cervello, cuore, pelle, gonadi, prostata e seno.

L’attivazione di VDR nelle cellule intestinali, delle ossa, dei reni e delle paratiroidi porta al mantenimento dei livelli di calcio e fosforo nel sangue (con l’aiuto dell’ormone paratiroideo e della calcitonina) e alla conservazione del contenuto osseo.

Uno dei ruoli più importanti della vitamina D è il mantenimento dell’equilibrio del calcio scheletrico, promuovendo l’assorbimento del calcio nell’intestino, il riassorbimento osseo aumentando il numero di osteoclasti, mantenendo i livelli di calcio e fosfato per la formazione dell’osso e consentendo il corretto funzionamento dell’ormone paratiroideo per mantenere i livelli sierici del calcio. La carenza di vitamina D può determinare una minore densità minerale ossea e un aumento del rischio di riduzione della densità ossea (osteoporosi) o frattura ossea, perché la mancanza di vitamina D altera il metabolismo minerale nell’organismo. Pertanto, la vitamina D risulta anche fondamentale per il rimodellamento osseo attraverso il suo ruolo di potente stimolatore del riassorbimento.

Il VDR regola anche la proliferazione e la differenziazione cellulare. La vitamina D interagisce anche con il sistema immunitario e le VDR sono espresse in diversi tipi di globuli bianchi, compresi i monociti e le cellule T e B attivate. In vitro, la vitamina D aumenta l’espressione del gene della tirosina idrossilasi nelle cellule midollari surrenali e influenza la sintesi di fattori neurotrofici, ossido nitrico sintasi e glutatione.

Funzioni della vitamina D

Il calciferolo agisce con un meccanismo d’azione ormonosimile, in quanto:

  • È sintetizzato autonomamente dall’organismo umano
  • Agisce su un organo bersaglio
  • Ha una struttura che ricorda gli ormoni

La vitamina D è essenziale per l’omeostasi del calcio e del fosfato, ed è determinante per la crescita e il mantenimento dello scheletro. La forma metabolicamente attiva è l’1,25-(OH)2-colecalciferolo, che agisce favorendo:

  • Assorbimento del calcio e del fosfato a livello intestinale
  • Deposizione del calcio dalle ossa
  • Mantenimento del trofismo cartilagineo
  • Riassorbimento renale del calcio e del fosforo, nel tubulo contorto prossimale.

Vitamina D e calcio

L’1,25-(OH)2-colecalciferolo stimola la sintesi della CaBP (proteina che trasporta il calcio) nell’organo bersaglio (enterociti), intervenendo a livello della trascrizione del DNA intestinale che codifica per la proteina e della RNA polimerasi plasmatica. L’uso dell’actinomicina D e di a-amanitina inibitori rispettivamente della trascrizione e RNA polimerasi confermano questa azione. In questo modo viene sintetizzato nuovo RNA che favorisce la sintesi di CaBP necessaria per favorire l’assorbimento del calcio. È oramai certo che in tale processo è implicato l’AMP-ciclico, il quale aumenta nei tessuti per azione della vitamina D attiva.

Fonti alimentari di vitamina D

Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono: il fegato, olio di pesce, pesce marino (aringa, salmone, sardina) e tuorlo d’uovo; quantità minori sono presenti nei funghi.

Integrazione di vitamina D

Gli effetti dell’integrazione con vitamina D sulla salute sono incerti. Una revisione del 2013 non ha riscontrato alcun effetto dall’integrazione sui tassi di malattia, a parte una decennale diminuzione della mortalità negli anziani. Gli integratori di vitamina D non alterano gli esiti per infarto miocardico, ictus o malattia cerebrovascolare, cancro, fratture ossee o artrosi del ginocchio. Bassi livelli di vitamina D possono derivare da una malattia piuttosto che essere la causa della stessa.

Un rapporto del “United States Institute of Medicine” afferma: “Gli esiti correlati a cancro, malattie cardiovascolari e ipertensione, diabete e sindrome metabolica, cadute, efficienza immunitaria e malattie autoimmuni, infezioni, funzionamento neuropsicologico e preeclampsia non possono essere collegati in modo affidabile all’assunzione di calcio o di vitamina D e risultano spesso conflittuali”.

Assorbimento della vitamina D

Il calciferolo viene assorbito a livello intestinale con le stesse modalità dei lipidi: entra quindi a far parte delle micelle (che si formano per combinazione dei sali biliari con i prodotti derivanti dall’idrolisi dei lipidi), è assorbito per diffusione passiva negli enterociti e successivamente incorporato nei chilomicroni e trasportato in circolo attraverso i vasi linfatici mesenterici. A differenza delle altre vitamine liposolubili il calciferolo non viene immagazzinato nel fegato. La quantità di calciferolo proveniente dagli alimenti è tuttavia molto bassa e la maggior parte di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta.

Fabbisogno di vitamina D

In condizioni normali l’esposizione alla luce solare è sufficiente per soddisfare i bisogni di calciferolo dell’organismo. Tuttavia, soprattutto per sicurezza, in Italia si consigliano i seguenti livelli di assunzione:

  • lattanti10÷25 µg
  • bambini 1÷3 anni 10 µg
  • bambini 4÷10 anni 0÷10 µg
  • ragazze e ragazzi 11÷17 anni 0÷15 µg
  • adulti 0÷10 µg
  • anziani 10 µg
  • gestante 10 µg; nutrice 10 µg.

Nota:

  • 1 UI = 0,025 µg di calciferolo
  • 1 µg di calciferolo = 40 UI di vitamina D.

Carenza di Vitamina D

Una dieta carente di vitamina D in combinazione con un’esposizione solare inadeguata provoca osteomalacia nell’adulto e rachitismo nel bambino, che consistono nella rarefazione del tessuto osseo. Nel mondo occidentale, queste condizioni sono oggi molto rare. Tuttavia, per la popolazione anziana la carenza di vitamina D è diventata un problema mondiale e, nei paesi meno sviluppati, rimane comune nei bambini e negli adulti. Il basso contenuto di calcifediolo (25-idrossi-vitamina D) deriva soprattutto da una scarsa esposizione solare. La deficienza comporta una ridotta mineralizzazione ossea e danni allo scheletro che portano alle suddette malattie. Avere una carenza di vitamina D può ridurre l’assorbimento intestinale del calcio fino a captarne solo il 15%. Quando non è carente, un individuo assorbe solitamente tra il 60-80% del calcio alimentare

Vitamina D e salute delle ossa

Il rachitismo, tipico dell’età infantile, è una malattia caratterizzata da una crescita ridotta e ossa lunghe, morbide, deboli e deformate – che si piegano sotto il peso quando i bambini iniziano a camminare. Questa condizione, tipicamente caratterizzata dall’inarcamento dei femori verso l’esterno, può essere causata dalla carenza di calcio e/o fosforo, così come dalla mancanza di vitamina D; oggi è diffusa in gran parte dei paesi a basso reddito come l’Africa, l’Asia o il Medio Oriente, o nelle persone con disturbi genetici come la carenza di pseudovitamina D.

La carenza di vitamina D nella madre può causare una malattia ossea manifesta prima della nascita e compromissione della qualità scheletrica dopo la nascita. Il rachitismo nutrizionale è tipico dei paesi con intensa luce solare durante tutto l’anno, come la Nigeria, e può verificarsi anche senza carenza di vitamina D (ad esempio per la deficienza di calcio e fosforo).

Sebbene rachitismo e osteomalacia siano ormai rari nel Regno Unito, si sono verificati focolai in alcune comunità di immigranti nelle quali le donne con un’esposizione apparentemente adeguata alla luce del giorno indossavano abiti particolarmente coprenti. Una pelle più scura e una ridotta esposizione al sole, di norma, non determinano rachitismo, a meno che la dieta non si discosti dal modello onnivoro occidentale caratterizzato da elevate assunzioni di carne, pesce e uova. Il maggior fattore di rischio dietetico per il rachitismo include l’eliminazione dai cibi animali – come avviene nella dieta vegana.

La carenza di vitamina D rimane la principale causa di rachitismo tra i bambini piccoli nella maggior parte dei paesi, perché il latte materno è povero di vitamina D, e perché le abitudini sociali e le condizioni climatiche possono impedire un’adeguata esposizione al sole. Nei paesi soleggiati come la Nigeria, il Sud Africa e il Bangladesh, dove il rachitismo si manifesta nei bambini piccoli e grandi, è maggiormente responsabile un livello inadeguato di calcio – tipico delle diete a base di cereali con scarsità di prodotti caseari.

In passato, il rachitismo è stato un grave problema di salute pubblica; a Denver (USA), per esempio, dove i raggi ultravioletti sono circa il 20% più forti rispetto al livello del mare alla stessa latitudine, quasi i due terzi di 500 bambini ha avuto una leggera forma di rachitismo verso la fine degli anni ’20. Un aumento della proporzione tra proteine ​​animali e vegetali nella dieta americana del XX secolo, accoppiato all’aumento del consumo di latte fortificato in vitamina D, coincise con un drastico calo del numero di casi di rachitismo. Inoltre, negli Stati Uniti e in Canada, il latte fortificato con vitamina D, i supplementi di vitamine infantili e gli integratori vitaminici hanno contribuito a sradicare la maggior parte dei casi di rachitismo per i bambini affetti da malassorbimento specifico dei grassi.

Vitamina D, osteoporosi e osteomalacia

L’osteomalacia è una malattia degli adulti che deriva dalla carenza di vitamina D. Le caratteristiche di questa malattia sono il rammollimento delle ossa, che porta alla flessione della colonna vertebrale, l’incurvatura delle gambe, la debolezza muscolare prossimale, la fragilità ossea e un aumentato rischio di fratture. L’osteomalacia riduce l’assorbimento del calcio e aumenta la demineralizzazione ossea, aumentando il rischio di fratture; compare solitamente quando i livelli di 25-idrossivitamina D sono inferiori a circa 10 ng / mL. Sebbene è ipotizzabile che gli effetti dell’osteomalacia contribuiscano al dolore muscoloscheletrico cronico, non vi è un’evidenza persuasiva che bassi livelli di vitamina D siano responsabili del dolore cronico, o che l’integrazione della stessa possa alleviarlo.

Vitamina D e pigmentazione della pelle

Le persone dalla pelle scura che vivono nei climi temperati hanno dimostrato di avere bassi livelli di vitamina D, probabilmente per una minor efficienza nella sua produzione causata dell’abbondante melanina nella pelle, che ostacolerebbe la sintesi della stessa.

Segni della carenza di vitamina D

I segni precoci di carenza di calciferolo sono:

  • riduzione sierica di calcio e fosforo
  • iperparatiroidismo secondarioe aumento della fosfatasi alcalina nel siero.

Segni più tardivi sono:

  • inadeguata mineralizzazione dello scheletro(rachitismo nei bambini, osteomalacia negli adulti)
  • debolezza muscolare
  • dolori addominali.

Il rachitismo compare nei bambini tra i 4 e i 24 mesi di età e consiste fondamentalmente in una inadeguata mineralizzazione dell’osso in crescita, che comporta deformazioni dello scheletro.

Nei primi mesi di vita la sintomatologia riguarda essenzialmente il cranio con:

  • rammollimento nelle regioni occipitali, temporali e parietali
  • ritardo nella chiusura della fontanella anteriore (diventa patologico dopo il quindicesimo mese di vita)
  • rosario rachitico (tra il sesto e il dodicesimo mese) ipertrofia delle giunzioni condro-costali
  • ipertrofia delle cartilagini (nei bambini più grandi) con nodosità specialmente ai polsi e alle caviglie
  • incurvamento delle ossa lunghe degli arti inferiori e ginocchio valgo.

L’osteomalacia si manifesta negli adulti con:

  • debolezza muscolare
  • dolori a livello del tratto dorso-lombare della colonna vertebrale, della cintura pelvica e delle cosce
  • andatura insicura e fragilità ossea, specialmente della spina dorsale, spalle, costole e bacino
  • densità ossea estremamente bassa e presenza di pseudo-fratture, specialmente alla spina dorsale, femore ed omero (rilevabili all’esame radiografico)
  • aumentato rischio di fratture soprattutto al bacino e ai polsi.

Tossicità

Tossicità della vitamina D

I casi di tossicità della vitamina D sono rari e causati dall’integrazione con alte dosi di vitamina D – non dagli alimenti o da un’eccessiva esposizione solare. La soglia per la tossicità della vitamina D non è stata ancora stabilita; tuttavia, secondo alcune ricerche, il livello di assunzione superiore tollerabile (UL) sarebbe di 4.000 IU / giorno per età 9-71 anni (100 μg / giorno); altri approfondimenti invece, concludono che, negli adulti sani, l’assunzione prolungata di 1250 μg / die (50.000 UI) possono produrre tossicità evidente dopo diversi mesi e aumentando i livelli sierici di 25-idrossivitamina D a 150 ng / mL e oltre. Quelli con determinate condizioni mediche, come l’iperparatiroidismo primario, sono molto più sensibili alla vitamina D e sviluppano ipercalcemia in risposta a qualsiasi aumento della vitamina D, mentre l’ipercalcemia materna durante la gravidanza può aumentare la sensibilità a sindromi di ritardo mentale e deformità facciali.

Una revisione pubblicata nel 2015 ha rilevato che sono stati riportati effetti avversi solo a concentrazioni sieriche di 25 (OH) D superiori a 200 nmol / L.

I casi pubblicati di tossicità che implicano ipercalcemia nei quali la dose di vitamina D e dei livelli di 25-idrossi-vitamina D sono noti, comportano tutti un consumo ≥40.000 UI (1.000 μg) al giorno.

Le donne in gravidanza o che allattano dovrebbero consultare il medico prima di assumere un integratore di vitamina D. La “Food and Drug Administration” (FDA) ha consigliato ai produttori di integratori liquidi di vitamina D di inserire un contagocce contrassegnato per 400 unità internazionali (1 UI è l’equivalente biologico di 25 ng di colecalciferolo / ergocalciferolo). Inoltre, per i prodotti destinati ai lattanti, la FDA raccomanda che il contagocce non contenga più di 400 UI. Per i bambini (dalla nascita ai 12 mesi), il limite superiore tollerabile (quantità massima che può essere tollerata senza danni) è fissato a 25 μg / giorno (1.000 UI). Un migliaio di microgrammi al giorno nei bambini produce tossicità entro un mese. Dopo essere stato commissionato dal governo canadese e americano, il il “Institute of Medicine” (IOM) ha aumentato il limite massimo tollerabile (UL) a 2.500 UI al giorno per età 1-3 anni, 3.000 UI al giorno per età 4-8 anni e 4.000 UI al giorno per età compresa tra 9 e 71 anni (comprese le donne in gravidanza o in allattamento).

La concentrazione di calcitriolo è auto-regolata da un ciclo di feedback negativo ed è anche influenzata dall’ormone paratiroideo, dal fattore di crescita dei fibroblasti 23, dalle citochine, dal calcio e dal fosfato.

Segni e sintomi dell’eccesso di vitamina D

L’ipervitaminosi (eccesso di vitamina D) determina un aumentato assorbimento intestinale e riassorbimento osseo del calcio, con conseguente ipercalcemia, facilmente identificabile per l’aumento della minzione e della sete.

Se non trattata, l’ipercalcemia determina un eccesso di depositi di calcio nei tessuti molli e negli organi come i reni, il fegato e il cuore, causando dolore e danni agli organi. A questo si associa la diminuzione del PTH sierico (quantità di paratormone presente nel sangue, vedi: calcio e osteoporosi) e infine perdita dell’omeostasi calcica con conseguenti:

  • anoressia, nausea, vomito e diarrea
  • ipercalcemia e ipercalciuria
  • nefrocalcinosi, cardiocalcinosi e calcificazione dei tessuti molli.

Questi possono essere seguiti da poliuria, polidipsia, debolezza, insonnia, nervosismo, prurito e, infine, insufficienza renale. Inoltre, possono svilupparsi proteinuria, calcoli urinari, azotemia e calcificazione metastatica (specialmente nei reni). Altri sintomi della tossicità della vitamina D comprendono ritardo mentale nei bambini piccoli, crescita e formazione anomala delle ossa, diarrea, irritabilità, perdita di peso e depressione grave.

La tossicità della vitamina D viene trattata interrompendo l’integrazione di vitamina D e limitando l’assunzione di calcio. Il danno renale può essere irreversibile. L’esposizione alla luce solare per lunghi periodi di tempo normalmente non causa tossicità da vitamina D. Le concentrazioni di precursori della vitamina D prodotti nella pelle raggiungono un equilibrio e ogni ulteriore produzione viene degradata.

L’eccessiva assunzione di calciferolo con la dieta è estremamente improbabile, tenuto conto della ridotta quantità di vitamina D negli alimenti; così come non si conoscono casi di ipervitaminosi dovuta ad eccessiva esposizione al sole. È invece possibile intossicazione in seguito a somministrazione di calciferolo a scopo terapeutico.

 

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