L’artrite reumatoide ha un decorso cronico, in cui periodi di relativo benessere possono alternarsi a fasi di riacutizzazione dei sintomi. Se la patologia non viene curata e progredisce, può indurre dalla limitazione funzionale alla grave deformità articolare o all’anchilosi. Nelle fasi più avanzate, l’artrite reumatoide può determinare condizioni di disabilità, a causa del severo coinvolgimento delle articolazioni e per la presenza di patologie intercorrenti e/o concomitanti (esempio: infezioni, disordini linfoproliferativi, sanguinamenti gastrointestinali, malattie cardiopolmonari e renali). Le articolazioni più frequentemente colpite da questa forma di artrite sono quelle delle dita, delle mani, del ginocchio, dell’anca e della colonna vertebrale. L’artrite reumatoide può dar luogo anche ad altri sintomi (febbre, astenia, calo ponderale ed anemia) e può provocare manifestazioni extra-articolari, tra cui: noduli reumatoidi sottocutanei, vasculite (infiammazione dei vasi di medio e piccolo calibro), pneumopatie (pleurite, fibrosi interstiziale), Sindrome di Sjögren ecc.
Diagnosi dell’artrite reumatoide
L’artrite reumatoide può essere difficile da diagnosticare, poiché si può presentare con sintomi scarsi ed associabili anche ad altre condizioni patologiche. La prima fase della diagnosi si pone in base alla sintomatologia riferita dal paziente e ai segni clinici osservati durante l’esame medico obiettivo, come ad esempio la tumefazione e la dolorabilità articolare.
Ruolo delle indagini di laboratorio
Gli esami di laboratorio possesso di aiuto per confermare un sospetto diagnostico.
Le analisi utilizzate per riconoscere l’artrite reumatoide possono essere:
- Aumento dei seguenti i ndici di flogosi:
- velocità di eritrosedimentazione (VES);
- proteina C reattiva (PCR);
- α-globuline.
- Esame emocromocitometrico:
-
- anemia normocromica-normocitica (presenza di anemia da flogosi cronica nel 25-50% dei casi);
- trombocitosi (a volte).
- Esame del liquido sinoviale:
- torbido;
- poco viscoso;
- infiammatorio;
- aumentata cellularità (soprattutto globuli bianchi, con la presenza del 50-75% di neutrofili).
- Variabili immunologiche:
- fattore reumatoide (RF, presente in circa l’80% dei pazienti con artrite reumatoide);
- presenza di anticorpi anti-citrullina (anti-CCP): è un marker precoce di patologia con specificità del 98% per l’artrite reumatoide (evidenzia un’accentuata degradazione dell’aminoacido arginina in citrullina, anche quando non si sono ancora sviluppate lesioni articolari);
- ANA (autoanticorpi anti-nucleo);
- HLA-DR4 (antigene di istocompatibilità).
Significato clinico
L’artrite reumatoide (AR) rappresenta un modello di malattia cronica immuno-mediata. Nel siero dei pazienti affetti da AR sono presenti degli autoanticorpi capaci di reagire con le IgG, definiti fattori reumatoidi (RF). Dal punto di vista diagnostico, la positività per il fattore reumatoide (RF) assume una particolare importanza, poiché consente di distinguere AR siero+ da AR siero-. Inoltre, uno studio dell’American College of Rheumatology mostra che l’80,4% dei pazienti con artrite reumatoide è positivo al fattore reumatoide circolante.
Cosa sono i fattori reumatoidi?
I fattori reumatoidi sono un gruppo di anticorpi prodotti dalle plasmacellule e diretti verso determinanti antigenici delle porzioni Fc dell’immunoglobulina G (IgG). Questi auto-anticorpi sono solitamente di classe IgM, ma possono essere anche IgG o IgA. Nonostante i fattori reumatoidi si riscontrino in diverse malattie caratterizzate da “alterazioni” del sistema immunitario (esempio: poliartrite nodosa, lupus eritematoso sistemico, epatite ed altri processi cronici), si ritrovano in modo particolare nell’artrite reumatoide.
Nota.
Il fattore reumatoide IgA è associato generalmente a forme più severe e rapidamente progressive di artrite reumatoide, quindi la sua determinazione può assumere un valore prognostico.
Il legame del fattore reumatoide alla IgG determina la formazione di immunocomplessi con conseguente attivazione della cascata del complemento, che innesca così la risposta infiammatoria. Durante la progressione dell’AR, il fattore reumatoide si correla alla severità della malattia articolare (titoli più elevati si associano a prognosi peggiore a lungo termine) e a manifestazioni extraarticolari.
Il fattore reumatoide (RF) non è un “marcatore” specifico dell’artrite reumatoide: può essere positivo in soggetti sani, specie se anziani o in presenza di altre malattie (epatopatie, vasculiti, connettiviti, diabete), ma la sua presenza associata a dati clinici compatibili con l’artrite reumatoide rappresenta una conferma diagnostica importante. Nel 1987, RF è stato inserito tra i criteri classificativi dell’American College of Rheumatology per la diagnosi di artrite reumatoide.
Determinazione del fattore reumatoide
La dimostrazione della presenza di una quota anomala di RF sierico di classe IgM può essere determinata attraverso le seguenti indagini diagnostiche:
- Reuma test (o RA test): IgM anti-IgG umane aggregate a particelle di lattice.
- Reazione di Waaler Rose: IgM anti-IgG di coniglio adese a eritrociti di pecora.
Questi due test sierologici consentono di individuare con diverse metodiche i fattori reumatoidi eventualmente presenti in circolo.
Il fattore reumatoide è diretto sia contro il Fc delle IgG omologhe (utilizzate nel Reuma test) sia contro il Fc delle IgG eterologhe (utilizzate nel test di Waaler-Rose), secondo i seguenti principi:
- Nel test di Waaler Rose, emazie di pecora su cui sono adese IgG di coniglio, vengono messe a contatto col siero del paziente: se questo contiene IgM con caratteristiche di RF avviene una reazione di emoagglutinazione.
- Nel Reuma test, si usano invece particelle di lattice su cui vengono adese Ig umane o tratti di esse. Nel siero del paziente, la presenza del fattore reumatoide è verificata se ha luogo l’agglutinazione tra particelle di lattice con adese le IgG e l’autoanticorpo RF presente nel siero analizzato.
Come si eseguono il Reuma test e la reazione di Waaler Rose?
Per l’esecuzione del Reuma test e della reazione di Waaler Rose è necessario ricorrere ad un semplice prelievo di sangue e per questo è consigliabile il digiuno dalla sera precedente. In caso si stiano assumendo particolari medicinali come il cortisone o farmaci immunosoppressivi, è necessario avvisare il medico, in quanto potrebbero alterare l’esito delle analisi.
Reuma test
Il Reuma test (o RA test) si avvale di una reazione di agglutinazione che utilizza una sospensione di particelle di lattice sensibilizzate con IgG umane. Se il siero del paziente contiene RF IgM, questo si legherà alle IgG provocando l’agglutinazione delle particelle di lattice.
Il Reuma test consente sia la determinazione qualitativa (senza diluizione del campione) che quantitativa su vetrino dei fattori reumatoidi:
- Metodo qualitativo: la presenza di agglutinazione indica un contenuto di fattore reumatoide nel campione.
- Metodo quantitativo: il titolo è dato dall’ultima agglutinazione evidente usando diluizioni seriali (con soluzione fisiologica) del campione di siero.
Il Reuma test è standardizzabile ed automatizzabile (a differenza della reazione di Waaler Rose, ormai quasi in disuso).
Inoltre, è molto sensibile e diventa positivo più precocemente, ma è meno specifico:
- Sensibilità diagnostica: 75-80%, fortemente influenzata da parametri come durata e fase clinica della malattia.
- Specificità bassa: positivo anche in altre condizioni patologiche e in circa il 15% dei soggetti sani oltre i 60 anni.
- Possibili interferenze con emoglobina, bilirubina e lipidi.
Interpretazione dei risultati
I valori del reuma-test sono espressi secondo l’unità di misura internazionale (U.I.) per ml. Se avviene l’agglutinazione, il risultato è indicato come positivo. In questo caso, è possibile procedere con una titolazione quantitativa come approfondimento e conferma. In generale, il Reuma test consente di evidenziare valori aumentati per il fattore reumatoide nella maggior parte dei soggetti affetti da artrite reumatoide (i valori variano a seconda del cut-off e del protocollo utilizzato dai vari laboratori).
Valori normali
Negativo o in genere <20 U.I./ml per l’analisi qualitativa e indicativamente <1:40 per la determinazione del titolo (metodo di agglutinazione con diluizione seriale).
Reuma test positivo:
- Artrite reumatoide (80%);
- Sindrome di Sjögren (95%);
- Lupus Eritromatoso Sistemico (50%);
- Sclerodermia (50%);
In percentuale inferiore al 30%: neoplasie, connettiviti, in soggetti anziani, paraproteinemie, disglobulinemie, epatopatie croniche attive, infezioni batteriche e virali acute o croniche, parassitosi, sarcoidosi, fibrosi polmonare, diabete ecc.
Reazione di Waaler Rose
La reazione di Waaler Rose consente di evidenziare nel siero umano la presenza del fattore reumatoide, che si forma nel corso dell’artrite reumatoide. In questo test di emoagglutinazione, le microsfere di lattice sono sostituite da emazie di pecora, fatte reagire con un siero di coniglio immunizzato contro tali emazie.
In particolare, nella reazione di Waaler Rose si mettono a contatto le emazie di pecora stabilizzate e sensibilizzate con un anti-siero contenente anticorpi anti-emazie di pecora preparate nel coniglio (IgG di coniglio anti-eritrociti di pecora). Questo sistema è messo a contatto con il siero del paziente che possiede anticorpi (il fattore reumatoide IgM) rivolti verso le IgG analoghe a quelle del coniglio. Il prodotto della reazione risulterà quindi agglutinato (proporzionalmente alla quantità di RF presente). La massima diluizione del siero alla quale è ancora presente l’agglutinazione fornisce il titolo.
Questo test è meno sensibile, ma decisamente più specifico del Reuma test: l’agglutinazione delle emazie è considerata significativa solo per diluizioni sieriche >1:32.
Interpretazione dei risultati
Al microscopio il medico esamina la presenza o l’assenza di agglutinazione visibile subito dopo l’addizione del reattivo al siero del paziente. La presenza di agglutinazione delle emazie >8UI/ml di siero indica che il test è positivo (risultato qualitativo) e il titolo è tratto dall’ultima diluizione del siero che mostra un’agglutinazione macroscopica (risultato semi-quantitativo).
Valori normali:
Fattore reumatoide negativo o assente.
Reazione di Waaler Rose positiva:
- Artrite reumatoide (>60%);
- Sindrome di Sjögren (70%);
In percentuali inferiori: fibrosi polmonare, leishmaniosi, tubercolosi, lebbra, epatopatie ecc.
Differenze tra Reuma test e reazione di Waaler-Rose
Sensibilità % | Specificità % | Caratteristiche di test utilizzati nella diagnostica per l’artrite reumatoide | |
Reuma test | 70-80 | 70 |
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Reazione di Waaler Rose | 60 | 80 |
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In conclusione:
- I risultati ottenuti con il test Waaler-Rose non sono compatibili con quelli ottenuti con il Reuma test. Le differenze tra gli esiti refertati riflettono le differenze tecniche per evidenziare la presenza dei fattori reumatici.
- La positività ottenuta con una delle metodiche sierologiche è, tuttavia, indice dell’aumento del RF in circolo.
- La limitazione tecnica di questi test comunemente in uso consiste nell’identificazione dei fattori reumatoidi appartenenti unicamente alla classe delle IgM. Questa considerazione suggerisce la possibilità che una parte delle cosiddette artriti reumatoidi siero-negative, siano in realtà dei falsi negativi (presentino cioè degli anticorpi di classe IgG o IgA). Il riconoscimento di RF di classe IgG o IgA richiede specifiche tecniche (test ELISA).
- Sebbene i fattori reumatoidi si trovino in numerosi disordini reumatoidi, così come in altre condizioni non reumatiche, il loro ruolo è fondamentale nella definizione clinica dell’artrite reumatoide (AR). Come per tutti i test diagnostici, una diagnosi definitiva non può basarsi sul risultato di un singolo test, ma deve essere approfondito con ulteriori esami.
Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/reuma-test.html